Progettare
GS crede che ognuno di noi debba avere un approccio progettuale con la natura perché solo in questo modo ci è possibile acquisire un rapporto radicato con essa, progettando e, meglio ancora, pianificando, assieme allo sviluppo della natura nel tempo, il nostro armonico parteciparvi. Questo significa prima di tutto: progettare il nostro futuro.
Progettare un nuovo giardino significa ideare un nuovo modello per cambiare lo stato delle cose e studiare il modo di realizzarlo. Richiede capacità di comprendere i problemi reali (che possono essere di orientamento del sole, di costituzione e morfologia del terreno, ma anche relativi al modo per accedere al giardino e per fruirlo, a come portarvi gli uccelli, ad avere attenzione a non fare troppa ombra al vicino, ecc) e richiede l'esperienza di una metodologia tecnica adeguata (scegliere le piante adatte ad essere cresciute in quello spazio, definire la distanza di piantamento tra le specie, la disposizione delle associazioni vegetali, la composizione dei volumi vegetali e dei colori, ecc).
Queste competenze si acquisiscono anche empiricamente, attraverso la possibilità di fare pratica nel tempo (seminare, cimare e diradare le specie e osservare come crescono nel nuovo ambiente...). Si procede in modo sperimentale per errori, tentativi, aggiustamenti e si è obbligati a prendere decisioni, anche quelle apparentemente banali.
Cercare il giusto equilibrio del giardino e prevedere il suo sviluppo nel tempo risulta difficile partendo da zero.
E' un processo faticoso, ma che non può prescindere dalla passione per la ricerca e dalla voglia di conoscenza e, nemmeno, ci si deve dimenticare di considerare l'utopia, paradiso ideale, che l'umanità da sempre rincorre, inspiegabilmente capace di dare slancio all'introduzione di riforme concrete.
|
|
Il Senso del Tempo
Alla base dell'ideazione del progetto è il nuovo rapporto che si può instaurare tra i triestini e la natura dentro i GS.
All'albero in città viene riconosciuta dalla città moderna la sola funzione aggregativa. Si è di fatto perduta la tradizionale presenza urbana dell'albero come monumento/segnale del senso della forma e del processo della forma dentro il tempo. Un senso e un processo che erano ben percepiti nei tempi antichi, quando, ad esempio, diversamente dal frenetico costruire del giorno d'oggi, la cattedrale e il tempio si andavano formando e strutturando dentro il tempo, in un ritmo parallelo e in contrappunto con il ritmo delle vite dei singoli. Esisteva – al di là dei significati religiosi – un forte rapporto di continuità e contiguità tra gli abitanti della città e il procedere di quel grandioso edificio verso il suo esito.
Il possibile arco di vita di una quercia o di un tiglio si può prevedere in circa due-tre-quattrocento anni. Dunque il suo sviluppo e la sua durata possono accompagnare più generazioni nelle diverse età della vita.
L'invito che vuole trasmettere il progetto GS ai cittadini di Trieste è quello di riappropriarsi della percezione della persistenza di questo progresso parallelo: due ritmi biologici della vita, quello umano e quello vegetale, che si intersecano e si confrontano continuamente nel corso breve delle stagioni e nell'arco dell'esistenza.
|