Sicuramente la somiglianza fisionomica non è il mio obiettivo,
 non trovo stimolante l’idea di aderire al genere del ritratto in
 quanto tale. Si tratta di trovare quell’equilibrio sottile tra il
 rappresentare una persona reale, che altri possono rivedere
 nel quadro, e fargli trasmettere particolari sentimenti,
 situazioni, umori che sono stimolanti e significativi per me. In
 un certo senso uso i miei soggetti come ambasciatori. La mia
 è una ricerca di un equilibrio fra cose che mi chiedo e cose
 che mi concedo, tra il mantenere la riconoscibilità dell’indivi-
 duo e allo stesso tempo inserire degli elementi che non
 necessariamente gli appartengono ma che posso usare per
 creare una specie di azione/reazione tra il quadro e
 l’osservatore.

 In questo processo si inserisce il tuo utilizzo della fotografia
 come base di lavoro per il ritratto? Vista l’operazione di col-
 lage di ritratti fotografici che caratterizza il tuo modo di
 elaborare il soggetto, mi pare che l’uso che fai della fotografia
 vada ben al di là degli ovvi vantaggi di tempo,
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