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tant’è
che il risultato finale può essere anche molto diverso
dalle singole immagini di partenza.
La foto in realtà è poco più che una procedura che potrei
anche decidere di abbandonare. Uso la foto per ridurre al
minimo l’impegno dei miei “modelli” e allo stesso tempo per
cogliere delle espressioni particolari. D’altronde, l’obiettivo che
mi pongo non è di fermare un istante di un moto dinamico,
come in certe foto sportive o di spettacolo, bensì quello di
cogliere delle espressioni “estemporanee”, come ad esempio
quelle di una persona che aspetta un autobus o è assorta nei
propri pensieri, oppure quelle strettamente legate ad un
dialogo, alla esternazione dei propri sentimenti, delle proprie
idee. Le espressioni che conosciamo e che siamo abituati a
decodificare quando cerchiamo di comprendere il prossimo:
quelle che attirano la mia attenzione e nelle quali percepisco
la possibilità di innescare il processo azione/reazione cui mi
riferivo prima.
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