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05 febbraio 2020

presentazione del libro il tempo del cavallino di gabriella cardazzo e conversazione di mario sillani djerrahian con l’autrice

inizio dell'incontro alle ore 18

Nato come una raccolta di schede delle fotografie finora digitalizzate per andare ad arricchire la sezione sulla fotografia dell’Archivio del Cavallino interna al Fondo Cardazzo conservato alla Fondazione Cini di Venezia, questo è molto più che un libro di schede…

Gabriella Cardazzo, ritratto fotografico di Patrick Procktor e Patrick Kinmonth a Londra, 1981

Trieste Contemporanea è lieta di invitarvi, mercoledì 5 febbraio alle ore 18, alla presentazione del libro Il Tempo del Cavallino. Con l’autrice Gabriella Cardazzo, converserà Mario Sillani Djerrahian artista triestino, che ha fatto della fotografia il suo mezzo espressivo e che ha condiviso molte delle esperienze della Galleria del Cavallino stringendo un solido legame di amicizia con la curatrice veneziana, che ora, tramite i ritratti di artisti contenuti in questa nuova opera editoriale, conosceremo anche in veste di fotografa.

Avendo avuto l’opportunità, dice Gabriella Cardazzo, di “girare il mondo alla ricerca di artisti con i quali collaborare e esporre in galleria, un giorno, (erano gli inizi degli anni Settanta) ho pensato di celebrare questi incontri con gli artisti facendo dei ritratti fotografici, una specie di archivio ma anche per il piacere di ritrarli. Gli incontri potevano avvenire a Venezia, in altre parti d’Italia oppure in viaggio tra Europa e America. I negativi che usavo erano assolutamente Ilford Film in bianco e nero. La stampa allora la curava la ditta Mattiazzo, in Frezzeria, a pochi passi dalla galleria. Veniva a ritirare i rullini un bel signore elegante che li portava direttamente in camera oscura. Dopo pochi giorni andavo a vedere i provini, sceglievo gli scatti e loro mi consegnavano delle stampe di qualità splendida…”
Fresco di stampa, Il Tempo del Cavallino è prima di tutto un libro di amicizie personali: attraverso lo scatto istantaneo, rigorosamente analogico – la Asahi Pentax che Gabriella Cardazzo usava da autodidatta, come dice lei stessa, è la cover-girl di questa densa carrellata di emozioni – immagini vividissime, molto deliziose anche per osservatori di cinquant’anni dopo, si rincorrono nell’arco di un periodo di due decenni, che va dal 1976 agli anni Novanta.

Sono ritratti che testimoniano le amicizie che si creano tra la Cardazzo e artisti e protagonisti del mondo dell’arte contemporanea nel clima effervescente dell’attività espositiva di una delle più rinomate gallerie d’arte contemporanea italiane, la Galleria del Cavallino di Venezia, che negli anni Settanta è molto all’avanguardia e “fa tendenza” anche oltralpe. Gabriella Cardazzo la dirige con il fratello Paolo per 24 anni, avendo avuto in famiglia l’occasione di “specializzarsi”… (ndr: la galleria veneziana, parte della storia del mondo dell’arte italiano, nasce nel 1942 dalle intuizioni di Carlo Cardazzo, il padre di Gabriella, mercante d’arte che ha tra i suoi collezionisti Peggy Guggenheim e che già nel 1935 avvia le Edizioni del Cavallino e poi fonda a Milano nel 1946 la Galleria del Naviglio).
Le amicizie personali di una appassionata dell’arte contemporanea e della cultura internazionale diventano però anche uno splendido libro di storia: possiamo ora tutti goderci 104 delle fotografie di un archivio privato mozzafiato che in forma di ritratti “domestici” parla di grandi artisti come Joseph Beuys, Brian Eno, Dan Graham, Tadeusz Kantor, Les Levine, Joe Tilson ed altri ancora.

Gabriella Cardazzo è una studiosa, curatrice d’arte contemporanea, regista, documentarista e videomaker veneziana. Direttrice per 24 anni, insieme al fratello Paolo, della storica Galleria del Cavallino di Venezia, ha poi fondato l’associazione culturale Artspace. Collabora da molti anni ai progetti di Trieste Contemporanea apportando importanti approfondimenti su autori del ventesimo secolo della cultura contemporanea dell’Europa dell’Est e su attualissimi temi di dibattito pluridisciplinare (da ricordare almeno le rassegne 2010 su Tadeusz Kantor e 2013 su Stanisław Ignacy Witkiewicz e l’ultimo progetto in corso sull’Identità al tempo del selfie).

La presentazione triestina accade in un ambiente europeo della fotografia molto adatto, quale la mostra in corso in via del Monte dell’artista e fotografo polacco Michał Szlaga, che dedica allo stato di desolazione e abbandono degli ex cantieri navali di Danzica la sua personale STOCZNIA/ CANTIERE NAVALE: Documenti di perdita, visitabile a Trieste Contemporanea fino al 20 febbraio (da martedì a sabato, 17 – 20, ingresso libero).