driant zeneli
premio giovane emergente europeo trieste contemporanea 2009
Trieste, Studio Tommaseo, via del Monte 2/1
Driant Zeneli (Albania)
The Dream of Icarus was to make a Cloud
inaugurazione sabato 24 ottobre ore 19.00
a cura di Daniele Capra
catalogo con testi di Riccardo Caldura, Daniele Capra, Giuliana Carbi, Julia Trolp
una produzione Trieste Contemporanea e L’Officina in collaborazione con lo Studio Tommaseo con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con l’adesione della Casa dell’Arte di Trieste
orario lunedì > sabato 17 > 20 – ingresso libero
Il premio festeggia dieci anni. Sono molti. Ha visto confermarsi diverse intuizioni sulla qualità dei giovani premiati. Ivan Moudov (2006) e Nikola Uzunovski (2007) hanno rappresentato il loro paese alla Biennale di Venezia, rispettivamente la Bulgaria nel 2007 e la Macedonia nel 2009. Alberto Tadiello (2008) ha ricevuto pochi giorni dopo anche il Premio Furla, uno dei premi italiani più prestigiosi. Per non dire della straordinaria presenza sulla scena internazionale di Pawel Althamer (2002), ma non mi dilungo per diec’anni, anche se sembra proprio – e ne sono felice – che le scelte per il Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea siano fortunate. Così spero che sia per Driant Zeneli proposto quest’anno da Daniele Capra. Il giovane artista albanese porterà a Trieste un progetto video intitolato ‘The Dream of Icarus was to make a Cloud’. Il video è uno dei mezzi che questo artista predilige ma che non esclusivamente usa per trasmettere che è il suo guardare alla casualità degli eventi a costruire la sua interpretazione del mondo. Questa attenzione al caso è attivata, ad esempio, quando a Torino è testimone fotografico, intelligente e critico, al fatto che tre neon dell’opera di Maurizio Nannucci ‘All art has been contemporary’ sul tetto dell’edificio della Galleria Civica sono guasti e per questo, con disarmante semplicità materiale, stravolgono il senso dell’opera dell’artista fiorentino. Osservare con ‘leggerezza’ non esime – anzi stimola – Zeneli a formulare una domanda cruciale oggi sull’incisività del ruolo dell’artista: come può l’arte contemporanea, canale di comunicazione per eccellenza, essere un marcatore sensibile per fornire informazioni identificative utili (registrando anche errori di percorso) sullo stato attuale della condizione di ‘dignità’ dell’uomo quale autore della propria storia? E, di conseguenza, come può la risposta a questa domanda far partecipare fattivamente l’artista a dare soluzione ad un’altra più condivisa domanda: quali sono gli strumenti di formazione della cultura e dei modi di vita dell’uomo contemporaneo oggi, quando la manipolazione della realtà – ormai non solo nelle pubblicità commerciali o nella propaganda politica, ma anche nelle news giornalistiche – è prassi consolidata, aiutata viepiù dalla difficoltà di riconoscere l’autorevolezza delle fonti internet? Creare una nuvola nel cielo terso dell’amata terra natia è il ‘leggero’ gesto ‘macchinoso’ che Driant Zeneli presenta allo Studio Tommaseo. Esso mette in campo tutta l’adrenalina del pericolo fisico individuale del parapendio per realizzare un’ipotesi ‘impossibile’ di racconto poetico ed è un ossimoro esemplare che contrasta con eroismo ‘gratuito’ il modello senza regole che oggi, falsificando anche la qualità della vita percepita, è imperante in tutte le vaste implicazioni della comunicazione strumentale e che in definitiva conduce alla ‘desertificazione’ degli individui. Il fenomeno in atto è difficilmente reversibile e in questo senso il monito di Zeneli è molto chiaro: rendersi consapevoli che non esiste solo la coazione diffusa alla ‘branding technique’, ad ogni (arrogante) costo ed ormai esercitata anche a livello individuale. Quello che, ad esempio, ci racconta il claim ultimo nato ‘Power To You’, che sarà per un po’ la firma di Vodafone in tutto il mondo, non è necessariamente da prendere per oro colato. (Giuliana Carbi)
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