popcorning
massimo premuda
Porcellini d’india e forni a microonde
di Vasja Nagy
Una fra le caratteristiche principali nei lavori di Massimo Premuda è sicuramente il senso della teatralità. Con questo non si intende ovviamente la drammatizzazione dei temi trattati, ma il modo in cui vengono raccontate le storie, che sottolinea alcune problematiche della società contemporanea. Ma non è solo la contemporaneità, quindi il tempo della creazione, ciò che caratterizza queste storie, ma anche il contesto sociale in cui vive l’artista. Ora lasciatemi divagare un po’ dal semplice descrivere la mostra allo Studio Tommaseo, poiché credo che il creare microstorie sia molto frequente nell’arte contemporanea. E’ già stato detto che tutti i grandi temi sono stati ormai affrontati e che oggi risultano banali, ma io la penso diversamente. Quando nella società il livello d’istruzione era più basso e c’era un’altra educazione convenzionale, quest’ultima avveniva proprio attraverso i racconti di grandi storie ufficiali e la quotidianità si decifrava principalmente attraverso i modelli che erano rappresentati in esse. Al contrario di oggi, in cui cerchiamo di conoscere gli archetipi all’interno di confessioni personali e attraverso la vita quotidiana di ogni giorno, nel lavoro dell’artista non è essenziale la tematizzazione attraverso gli archetipi, però quelle opere in cui gli artisti toccano almeno un po’ tali modelli, appaiono decisamente meno ermetiche. Spesso infatti i lavori di un artista sono influenzati anche dal genius loci, ed è forse proprio questo il modo per cercare la propria identità in un mondo decentrato, così anche Massimo Premuda, pur trattando temi legati al territorio, come ad esempio in Craquelé Linguistico (2005), nel quale mette a confronto le espressioni onomatopeiche fra lo sloveno e l’italiano, non affronta mai tali tematiche in maniera banalmente localistica.
Ma torniamo alla teatralità dei lavori di Premuda nel senso di messa in scena. Fra le varie declinazioni delle arti visive, questo approccio alla fiction, oltre alla performance e anche all’installazione, si avvicina di più al video e alla fotografia. Soprattutto il rapporto nei confronti della realtà fisica è fondamentale in questo caso in quanto si sviluppa dalla percezione delle immagini, e sia la fotografia che il video, nella loro forma base, non possono esistere senza la realtà che per loro rappresenta esattamente ciò che il segno del pennello rappresenta per la pittura. In questo approccio alla fiction possiamo così fare una distinzione fra una tendenza al documentare ed una alla messa in scena. Nel primo caso la realtà fisica è eloquente nella sua immediatezza, nel secondo invece è chiaramente e soprattutto uno strumento per la creazione della finzione. Essendo l’approccio alla messa in scena, nel video e nella fotografia, molto vicino alle tecniche di animazione e al teatro delle marionette, anche alcuni video di Massimo Premuda, come Depongo (2005), che si ispira al testo di teatro per oggetti Colori dell’artista futurista Fortunato Depero, evocano per molti versi il teatro di figura.
Il progetto di Massimo Premuda per lo Studio Tommaseo, è un autentico pezzo di teatro. Si distacca dai lavori precedenti di Premuda, in cui l’artista aveva fatto ricorso a giocattoli o a objects trouvées, poiché fa la sua comparsa un essere vivente –un porcellino d’India– che si rivela simbolico. Infatti nel lavoro precedente Piccole grandi icone crescono (2007), in cui mette in luce alcuni aspetti dei comportamenti sessuali dell’uomo d’oggi, l’artista aveva ancora utilizzato dei pupazzetti di un famoso cartone animato sotto forma delle ancor più amate sorpresine degli ovetti di cioccolato. Le situazioni da lui ricostruite in versione micro con questi oggetti e le storie che queste suggestioni evocano, sono solo lo strato di significato più lampante di queste immagini poichè non sono dei giocattolini qualsiasi, ma dei pupazzetti che hanno un loro posto nella vita quotidiana o almeno nel vissuto di una certa generazione, e i cui personaggi, oltre ad altre connotazioni, rappresentano singole icone o costituiscono addirittura intere collezioni di cosiddetti tesori domestici che i proprietari custodiscono gelosamente. Questa volta però, nello stage fotografico, al posto degli oggetti compare un animale. La cavietta è un personaggio di riempimento che vive in una struttura a blocchi che ricorda i moduli abitativi dell’urbanizzazione cittadina, e, sebbene si comporti in maniera casuale (come tutti gli animali) ed i suoi movimenti sembrino privi di senso, nelle sue azioni sono riconoscibili situazioni comuni alla vita umana di tutti i giorni.
Popcorning, il titolo della mostra, indica non solo un particolare comportamento del porcellino d’India –che, se si sente particolarmente bene, salta improvvisamente– ma ci ricorda anche inevitabilmente l’esplosione del granturco nella padella bollente. Grazie ad un semplice gioco di parole, ad un humour sottile, l’artista può volgere così lo sguardo verso la vita di chiunque: l’analogia con l’esplosione del chicco di mais (che diventa una leggera schiuma bianca, un fiocco soffice grazie all’acqua contenuta nel suo endosperma) ed il rimando visivo-concettuale al grazioso animaletto d’oltre mare* stimolano delle suggestioni che, seppure concettualmente, ci inducono a sensazioni corporee. Ad esempio la vista del sacchetto di popcorn che deflagra dentro il forno a microonde può riecheggiare la sensazione del mal di pancia o di dolori più intensi.
Lo slittamento di prospettiva da una vista esterna al mondo interiore causa nell’artista un mutamento nel rapporto con gli aspetti formali ed estetici. Il primo approccio, in chiave di animazione pop di ispirazione simil-disneyana, sfocia infatti nell’immediatezza e gli ipertrofici cornflakes sembrano semplicemente cambiare funzione. Nel modo organico in cui si rivolgono all’osservatore è possibile cogliere così i rimandi erotici delle opere realizzate in passato da Premuda, che caratterizza questo lavoro anche per l’ironia scanzonata. Infatti, sebbene non sia scientificamente provato, alcuni ritengono che il popcorning dei porcellini d’India sia legato alla loro maturazione sessuale, come dimostrerebbe il fatto che questo comportamento sia progressivamente più raro con l’invecchiamento. D’altro canto, nell’ambito della produzione industriale, l’espressione vecchie zitelle viene usata per indicare i semi inesplosi di popcorn…
Non è intenzione di Massimo Premuda offrire risposte e soluzioni per la vita quotidiana con questo lavoro ma con il suo approccio, ormai riconoscibile, esprime la propria opinione su alcuni dei modelli di comportamento della società. Con un linguaggio visivo icastico egli ci mette di fronte immagini seducenti che nascondono, sotto la loro zuccherosa apparenza, ben altri sapori e suggestioni.
* In sloveno l’animale è detto morski prašiÄek, letteralmente porcellino di mare. Ciò è dovuto probabilmente al suo utilizzo da parte dei marinai come fonte di carne fresca durante i viaggi verso le Nuove Indie [NdT].
Massimo Premuda
Popcorning
4 settembre > 8 novembre 2008
a cura di Vasja Nagy
4° festival “triestèfotografia” (Juliet)
una produzione L’Officina e Trieste Contemporanea
con l’adesione della Casa dell’Arte di Trieste
inaugurazione giovedì 4 settembre, ore 18,30
Trieste, Studio Tommaseo (via del Monte 2/1)
orario dal lunedì al sabato 17- 20, ingresso libero