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25 settembre 2007

“Echo e Narciso” di Emanuela Marassi

inaugurazione della mostra alle ore 19

Uno straordinario ritorno dell’artista triestina che propone una nuova installazione che, prendendo spunto dal mito greco, giunge a conclusioni di grande attualità, trattando temi quali la ricerca della bellezza e la sua conseguente perdita, viste come percorsi simbolici nella realtà contemporanea.

“L’artista presenta un allestimento composto da tre elementi: uno schermo al plasma che propone l’abnorme fioritura di Pian di Coltura dove il bianco del narciso selvatico mosso lentamente dal vento sovrasta quando è stagione (e senza tempo nella sua regolare ripetizione annuale) persino la sterminata vista del prato verde al limitar delle montagne; una serie di lettere in rilievo a parete, in pietra, che compongono la parola echo e nella medesima posizione sulla parete di fronte il calco esatto e speculare di questa parola, affondato nel muro come un’impronta, a fermare, se possibile, la straziante impossibilità di contatto della parola che fugge avanti se stessa nella ripetizione.
Topos tematico dei simbolisti nostalgici dell’età dell’oro, il mito di Eco e Narciso, Marassi ci dimostra, ha una incredibile attualità di lettura: l’impossibilità della certezza e della permanenza della verità. La saggezza alessandrina, con semplicità madre di complessità, aveva raccontato infine in un’unica storia, ripresa da Ovidio, dei due personaggi. Sunteggiando le molte versioni del mito classico, si può dire che Narciso era un giovinetto di straordinaria bellezza ma indifferente all’amore che gli era rivolto da fanciulle e ninfe, e perciò fu colpito dalla punizione divina: troppo stupito nel vedere per la prima volta la sua effigie riflessa nell’acqua di una fonte, se ne innamorò al punto da lasciarsi morire per raggiungere l’immagine amata. Eco invece pare fosse stata una parlatrice affascinante al punto che Giove, ogni volta che si incapricciava  di qualche bella mortale, se ne serviva per distrarre Giunone alla quale la ninfa era carissima. Ad un certo punto però, a misura colma, Giunone la punì e da allora Eco potè solo ripetere le ultime sillabe delle domande che le fossero state rivolte. Così successe che, quando si innamorò perdutamente di Narciso, non fu in grado di dichiarargli il suo amore ma invece lo annoiò ripetendo quello che lui diceva e si consunse a tal punto che rimasero di lei solo le ossa, poi pietrificate pietosamente dagli dei, e la voce.
A parte il crudo ‘determinismo’ della mitologia antica e, tutto sommato, la separatezza modernissima con cui è raccontato dei due protagonisti di una medesima storia d’amore, quello che emerge con un’appropriatezza incredibile per gli odierni schemi descrittivi è il destino di impossibilità della comunicazione (il che significa insieme l‘imprendibilità’ della verità). La modernità è straordinaria, se si pensa alla rappresentazione simbolica di due sensi così scientificamente ‘efficienti’, come la vista e l’udito, ai fini della certificazione dei fatti di cui si trovassero testimoni. In oltre si può aggiungere che la visione di Narciso ha molto a che fare con i problemi della rappresentazione in arte e della presunta verità di questa rappresentazione.” (G.C.)

inaugurazione sabato 29 settembre ore 19

una produzione Trieste Contemporanea, Studio Tommaseo e Associazione L’Officina
con l’adesione della Casa dell’Arte di Trieste
con il contributo di: Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e Provincia di Trieste

L’esposizione partecipa alla terza edizione della Giornata del Contemporaneo, sabato 6 ottobre 2007, promossa dall’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (AMACI) e sostenuta dalla Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanea (DARC) del Ministero per i beni e le attività culturali. Per l’occasione sabato 6 ottobre 2007 sono previsti, ad ingresso libero, un incontro con l’artista (ore 18) e una visita guidata (ore 19).