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06 maggio 2022

an orientational atlas of exomoons
di zbyněk baladrán

descrizione della serie esposta a trieste
testo dell'artista

Opere della mostra allo Studio Tommaseo (fotografia di Francesco Chiot)

Gli artisti proiettano le loro idee attraverso l’immaginazione in forme e segni, imprimendo in materiali e codici le loro riflessioni sulla realtà. Essi stessi si riflettono nella loro creazione come specifiche espressioni autografiche della storia della società umana nel tempo. Imparano anche a percepire altri fenomeni autografici del mondo che li circonda. Gli artisti hanno sempre lavorato in questo modo. Alcuni di loro, come Vladimír Boudník, hanno tentato di creare coerenti programmi artistico-politici per coronare l’avanguardia con una sintesi di vita e arte. Boudník ha lavorato direttamente in strada. Ha completato le macchie umide sui muri ed ha estratto intere scene dalla sua immaginazione e dalle discussioni con i passanti che avvicinava. Descrive lui stesso la situazione in uno dei suoi manifesti di “esplosionismo”: “Ciascuno di voi diventerà un artista se vi libererete dal pregiudizio e dall’indifferenza. Il nostro pianeta sarà un inesauribile portagioie di forme e nuovi impulsi”. Il suo programma politico era intriso dell’antimilitarismo del dopoguerra e della convinzione che un futuro più luminoso fosse possibile per un’umanità che agisse come una comunità di cooperazione creativa. Se seguissimo Boudník e il suo entusiasmo metodologico per la permeazione di vari strati di significati e immagini, scopriremmo che il viadotto citato, insieme al suo sottopassaggio, è un ricco catalogo di scene innumerevoli segnate nell’intonaco.
Ma come iniziare? Potremmo prendere spunto dalla scritta PER L’EUROPA SENZA GUERRE, che potremmo adottare come categoria generalizzante per l’intero schedario delle possibili immagini del viadotto. Il contesto più ampio di questo slogan superiore ci avverte della natura non evidente della pace, della minaccia permanente di una guerra nucleare e della distruzione totale della Terra. La minaccia rappresentata dal segno non riguardava solo le guerre tra le persone, ma anche, ovviamente, la distruzione del pianeta. Quella cosa lontana e disumana che descriviamo con la parola “natura” si sta annunciando sul campo di battaglia chiamato Pianeta Terra in modo sempre più forte e visibile, ricordandoci che la natura non è mai stata separata dall’umanità e dalla cultura, né è mai stata qualcosa di estraneo. Ed è questa alienazione codificata nel nostro linguaggio e nel nostro modo di denotare che rappresenta la chiave d’accesso al catalogo sotto il ponte. Con una piccola iperbole possiamo dire che basta ridisegnare e completare le macchie. Le mappe, copiate in un sistema di coordinate, sono costruzioni cartografiche di mondi che nessuno aveva visto prima in modo così dettagliato. Mondi simili al nostro, di cui conosciamo l’esistenza solo grazie a prove indirette e interpretazioni matematiche, si materializzano e diventano comprensibili grazie alla griglia concettuale che ad essi applichiamo. Questa griglia è il modo di nominare cose e sistemi. Abbiamo creato istituzioni in grado di creare interi sistemi di rappresentazioni simboliche. Non sorprende quindi se nelle macchie possiamo facilmente vedere poligoni per testare armi di distruzione di massa. Cos’altro facciamo con i mondi appena scoperti? La conoscenza scientifica andando di pari passo con la ricerca del vantaggio personale e la moltiplicazione dei profitti. Dopotutto, ci sono una miriade di mondi che possono essere facilmente saccheggiati o distrutti senza disturbare nessuno. L’atollo di Bikini, il deserto del Nevada, la steppa del Kazakistan o altre aree che immaginiamo si trovino da qualche parte diversa rispetto a dove sono e, sembrerebbe, troppo lontane perché a qualcuno importi qualcosa. Allora perché non mappare alcune lune extrasolari scoperte di recente per fare dei test che sono, dal punto di vista della Realpolitik, necessari? Dopotutto, ci preoccupiamo solo della nostra sicurezza e della conservazione della nostra esistenza! Per fortuna, queste sono solo delle interpretazioni delle macchie sui muri per ora, ma possiamo intravedere in esse delle serie domande che ci pongono le traiettorie storiche del pensiero e dello sviluppo umano riguardanti il presente e il prossimo futuro.