la ricerca dell’identità (al tempo del selfie), 2
inaugurazione della seconda mostra alle ore 18
ERICK DEROOST
MAŁGORZATA DMITRUK
DIEGO ESPOSITO
KATJA FLEIG
LAURE KEYROUZ
SONIA SQUILLACI
GIAN CARLO VENUTO
MAŁGORZATA DMITRUK
senza titolo, 2001
lana, acrilico, anitex
Mescolo la lana che recupero dagli indumenti di persone diverse, da parenti e estranei. Mescolo abiti, gonne, maglioni, camicie, camicette. Unisco pensieri, tempo e ricordi di quei giorni e di quelle persone. Metto insieme le vite precedenti dei vestiti di mia madre, delle zie, le nonne e gente che non conosco in un unico maglione. Gli do una nuova vita. Unisco il passato con il qui e ora. (Małgorzata Dmitruk)
Małgorzata Dmitruk (Bielsk Podlaski, distretto di Bialystok, 1974), artista, grafica, illustratrice, fashion designer e scenografa, dopo aver studiato all’Accademia nazionale bielorussa di Minsk, si è laureata nel 1999 all’Accademia di Varsavia. Ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2007 e un post-dottorato in arte nel 2013. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Varsavia: nel 2002-2014 è stata assistente, e dal 2011 senior lecturer, alla Facoltà di arti grafiche e, dal 2014, dirige lo Studiodi stampa in rilievo e ad intaglio della Facoltà di scultura. Grand Prix 2000 e 2001-Warsaw Graphic Competition; Grand Prix 2006 – Daniel Chodowiecki National Competition, Danzica; Borsa di Studio 2008 – Young Poland Programme delMinistro della Cultura e del Patrimonio polacco. Ha esposto in Polonia e all’estero in più di 50 mostre personali e in circa 100 mostre collettive.
DIEGO ESPOSITO
senza titolo, 2018
disegno e collage su carta
Una mappa con una costellazione Terrestre e una costellazione Celeste alla ricerca di un orientamento del sé nell’immaginare quel cordone ombelicale che un tempo legava questi due elementi in una “Fratellanza Cosmica”. Una visibilità attiva dello sguardo non limitante. Una mappa terrestre e cosmica nel medesimo tempo per vedere l’ universo, divenendo tutt’uno con esso. Un percorso spirituale. (Diego Esposito)
Diego Esposito (Teramo 1940) vive e lavora tra Milano e Venezia. Sue installazioni scultoree, a partire dal progetto in progress Longitudine/Latitudine, iniziato al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Italia (2001), sono state collocate al Museo Emilio Caraffa, Cordoba, Argentina (2010), al Centro Cultural Ccori Wasi, Lima, Perù (2011), al Tempio di Muryokoin, Giappone e all’EcoleSupérieure d’Art et de Design, Marseille, Francia (2015), alla Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia, Italia (2016); all’Università di Teramo, Italia, e a Satka, Russia (2018).
KATJA FLEIG e ERICK DEROOST
Fusion Two, 2012
video, 14’ (artista Erick Deroost; danza Katja Fleig / enCo.re; ripresa e montaggio Philippe Lucas)
Siamo in una fonderia della Loira Atlantica, uno straordinario paesaggio per un artista coreografo. Gli operai si dedicano al loro lavoro nell’incandescenza del metallo mentre l’artista esegue un’improvvisazione di danza. I loro mondi e movimenti paralleli si incontrano in un singolare pas de deux che fa risaltare la ricchezza delle differenze tra l’identità dell’operaio e dell’artista. Sono le differenze di identità che legano gli esseri umani l’uno all’altro.
Erick Deroost, è un artista che vive a Rennes interessato alla dualità di natura e cultura. Negli ultimi dieci anni, da solo o in collaborazione con altri artisti visivi e architetti, realizza installazioni che esplorano il rapporto con la questione ambientale di chi risiede in uno spazio urbano. Per sensibilizzare i cittadini sullo smistamento dei rifiuti domestici e lo sviluppo sostenibile, ha realizzato su commissione pubblica cinque installazioni monumentali in cinque comuni situati a sud di Rennes. Altre sue sculture-installazioni affrontano la questione ambientale attraverso i temi del riciclo e del risparmio energetico.
Katja Fleig, coreografa, ballerina e insegnante di origine tedesca fonda la sua compagnia enCo.re nel 2003 a Rennes e sviluppa un processo di creazione transdisciplinare condiviso, realizzando una dozzina di lavori insieme a coreografi, ballerini, attori, musicisti, scrittori, videoartisti, artisti visivi, un traduttore, un DJ. Dal 2008 ad oggi, la relazione artista-pubblico è al centro della sua ricerca: crea i progetti di arte pubblica KF née en février e CKF; sviluppa Visite chorégraphique, progetto partecipativo site specific portato in più di 15 luoghi pubblici; collabora con Alexander Kutchevsky nel progetto di teatro-paesaggio Blockhaus; realizza in 8 località della Bretagna la performance Enjeux associés legata alle opere dell’artista Robert Schad; insieme a Gilles Amalvi, Julie Seiller e altri, sta ora lavorando a Engelsam, en jeu, un dialogo con i disegni con angeli del 1939-40 di Paul Klee.
LAURE KEYROUZ
Adopt a friend, 2018
installazione * / performance **
Adopt a friend è un evento ideato da Enas Elkorashy incentrato sulle lettere e i disegni che si sono scambiati 10 ragazzi provenienti da Damasco e Aleppo e alcuni studenti italiani. Dopo uno studio dei disegni ho scritto una poesia in arabo standard, come se fosse scritta da uno dei bambini. Alcuni versi sono ispirati direttamente a quello che ho potuto leggere. Chiave del lavoro è l’analisi della privazione più importante subita da questi bambini per la guerra e la distruzione in Siria: la perdita della scuola e la tristezza provata a non riuscire più a tornarci. I dieci banchi rappresentano i ragazzi, come se fossero presenti. Sui banchi ho riportato le parole “la mia anima nuota, sopra un foglio bruciato, seppellisce in Oriente una poesia e in Occidente strappa il crepuscolo”. La performance è costruita attorno alla mia lettura in arabo della poesia, dal libro d’artista Poesia per la mia scuola – Mi riverso nel profumo di un fiore che ho realizzato appositamente per l’installazione. Una prima versione di Adopt a friend si è tenuta nel 2017 alla Made in… Art Gallery di Venezia. (Laure Keyrouz)
Laure Keyrouz, poetessa e artista visiva libanese negli ultimi anni svolge un’intensa attività di interventi in spazi pubblici (installazioni/lettering e performance per scrivere e recitare poesie in arabo). Sta studiando all’Università di Nova Gorica il suo PhD sulle mutazioni attuali dell’espressione artistica (HybridMedia) nell’arte e nella letteratura contemporanea libanese. Dal 2014 è professore a contratto di Lingua e traduzione araba all’Università di Trieste.
* 10 banchi e seggiole, 10 grembiuli di scuola, 1 tavolo, 2 lavagne, il libro d’artista ** disegni Laure Keyrouz; calligrafia Ahmad Alaa Eddin; traduzioni Silvia Galluccio, Janetta Ledell, Niu Xin, Maruša Mugello Lavrenčič; performer Sami Samuela Barbieri, Silvia Galluccio, Laure Keyrouz, Janetta Ledell, Betta Porro, Ivana Sarazin, Adriana Torregrossa.
SONIA SQUILLACI
17 rose e qualcuna in più, 2019,
tecnica mista su carta (dettaglio)
L’artista da anni si concentra su pochi selezionati soggetti dal tono domestico. I frutti della natura, siano melanzane o altri vegetali, vengono isolati dal contesto per acquistare sembianze misteriose. Di volta in volta se ne esalta il carattere archetipo e non facilmente comprensibile al primo sguardo. Ciò si apprezza nei lavori su plexiglass e nei carborundum.
Sonia Squillaci (Cormons, Gorizia, 1975), artista e docente, si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Espone in Italia e all’estero opere di pittura, disegno, incisione, scultura e libri d’artista. Tra le mostre più significative: Biennale 2011. Lo stato dell’Arte, a cura di Vittorio Sgarbi, Magazzino 26, Trieste; Broderies a cura di Fabio Belloni, villa Aboca, Sansepolcro, Arezzo, 2011; Stimmate della Speranza, installazione, chiesa di San Girolamo, Cervignano del Friuli (Ud) 2012; Gruppo 78 – Trieste Oaxaca Torreon, a cura di Maria Campitelli, Museo La calera di Oaxaca, Messico, 2013.
GIAN CARLO VENUTO
Identità, 2014
maquette, tecnica mista
L’opera si basa sul TANGRAM, uno dei più antichi giochi cinesi nati dalla divisione del quadrato in sette parti, che nel caso specifico assumono un volume, occupano uno spazio dalle infinite sfaccettature e combinazioni creative che ben si adatta alla mia continua, incessante ricerca sull’identità, sempre condotta in maniera definitoria, mai definitiva. Il QUADRATO è un modulo spaziale nel quale o col quale ho spesso strutturato le mie opere con l’infinita varietà e possibilità di combinazione e ARMONIA che deriva da esso. Il SETTE è un numero dal significato particolare, è l’unico tra i primi dieci numeri a non poter essere moltiplicato o diviso all’interno del gruppo, un numero dal significato mistico che compare nella bibbia e che indica completezza e giusto componimento. (Gian Carlo Venuto)
Gian Carlo Venuto (Codroipo, Udine, 1951) ha insegnato presso le Accademie di Belle Arti di Venezia e di Torino e all’Accademia di Brera a Milano; ha sempre amato Lorenzo Lotto, Pontormo e Parmigianino, ma anche la poesia di Rilke. La pittura per lui nasce come affresco: anche quando tecnicamente non lo è, vive gli strati di tempo, pensiero e materia di un intonaco in carbonatazione.
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Trieste, Studio Tommaseo, via del Monte 2/1
dal 12 al 24 gennaio 2019
orario: mart.-sab. 17-20
ingresso libero
info: info@triestecontemporanea.it
telefono: +39 040 639187
tutte le immagini: courtesy l’artista e Trieste Contemporanea
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