di Dan Klein Anche se il movimento del vetro artistico conta seguaci in molti paesi dell’Europa centro orientale, sono sicuramente la Repubblica Ceca e la Slovacchia (che come sappiamo formavano un solo paese fino a una decina di anni fa) a dominarne il panorama. Il vetro Ceco, in particolare, gode di altissima reputazione internazionale per il suo livello di eccellenza, cui hanno sicuramente contribuito, nell’ultimo scorcio del XX secolo, Stanislav Libensky e Jaroslava Brytchova che, gettando le basi di una solida tradizione nel campo della scultura di grandi dimensioni in vetro a stampo, hanno influenzato le generazioni successive. Scrive Jiri Setlik nell’introduzione al catalogo del 1994 del Corning Museum of Glass “Stanislav Libensky e Jaroslava Brytchova sono personalità potenti. Creano lavori che sono allo stesso tempo grandi e preziosi, muri interi....realizzano opere che sono impegnative e decorative assieme: i loro lavori hanno contenuti, sono fatti di idee, convinzioni ed emozioni; e allo stesso tempo sono incantevolmente attraenti. I Libensky creano mentre insegnano”. E infatti Libensky ha insegnato ad almeno due generazioni di studenti alla Scuola di Arti Applicate di Praga dove un corso completo in design del vetro può durare fino a otto anni e fornisce una conoscenza di base dell’arte e delle tecniche del vetro che non ha eguali in nessuna altra parte del mondo. Inevitabilmente la morte di Libensky nel 2001 ha segnato la fine di un’epoca. Tra gli allievi di Libensky, Marian Karel, dirige oggi il dipartimento di vetro architettonico alla Scuola di Arti Applicate a dimostrazione che l’uso del vetro in campo architettonico e ambientale ricopre un ruolo di notevole importanza per la Repubblica Ceca. D’altra parte il vetro a stampo non è che uno degli aspetti del vetro artistico per i quali questa nazione gode di fama internazionale. Il vetro ottico, ad esempio, tagliato con grande precisione ed inventiva, ha rappresentato un’altra importante vena creativa il cui massimo esponente, Vaclav Cigler (nato nel 1928), ha pure dedicato buona parte della propria vita all’insegnamento presso l’Accademia delle Arti Applicate di Bratislava. Volendo identificare un’altra area della produzione vetraria nella quale la Repubblica Ceca eccelle, merita senz’altro menzione la sua lunga tradizione nel campo del vetro intagliato. Anche qui una figura si erge fra tutti, quella di Jiri Harcuba le cui tecniche di incisione delle pietre dure a intaglio applicate al vetro hanno dato vita ad alcune fra le più straordinarie rappresentazioni del nostro tempo. Tutti questi grandi artisti hanno dato generosamente del loro tempo come insegnanti facendo sì che generazioni intere di giovani artisti, le cui opere sono oggi apprezzate ed esibite in tutto il mondo, seguissero le loro orme. L’esistenza di tradizioni nazionali nel campo del vetro artistico è strettamente legata al tipo di strutture educative di cui un paese dispone. L’arte vetraria può fiorire ed instaurare una propria tradizione solo in paesi che prevedono programmaticamente corsi di vetro nelle scuole d’arte e quand’anche l’educazione sia adeguata permane il problema costituito dallo scarso mercato locale. Lo stato dell’economia dei paesi dell’Europa orientale ha fatto sì che nella maggior parte di essi, inclusa la Repubblica Ceca, gli artisti abbiamo dovuto fare assegnamento sul mercato estero per poter sopravvivere. Dal punto di vista strettamente educativo l’Ungheria ha avuto la fortuna di poter beneficiare dell’impegno di due dei suoi più eccellenti artisti, Zoltan Bohus e sua moglie Maria Lugosy, entrambi professori all’Accademia delle Arti Applicate. La Lugosy in particolare ha individuato nel vetro il materiale ideale per esprimere le sue visoni sulla genesi, sul divino e lo spirituale. Sia Bohus che la Lugosy lavorano principalmente in monocromo utilizzando lastre sovrapposte di vetro laminato che vengono successivamente molate e sabbiate. L’evolversi internazionale della produzione in vetro ha avuto delle ripercussioni in altri paesi dell’est europeo, ed in particolare in Estonia, Lettonia e Lituania. In Estonia, le tecniche del vetro vengono insegnate all’Accademia di Belle Arti di Tallinn. L’attività dei giovani artisti del vetro estoni degli ultimi anni riflette la notevole varietà di tendenze e di tecniche anche se l’influenza principale sull’arte del vetro proviene dall’Europa del nord, piuttosto che del sud, e in particolare dalla Svezia. Fu ovviamente la Russia, a suo tempo, a costituire il centro d’influenza per la maggior parte dei paesi dell’ex blocco sovietico e in linea di massima solo il repertorio iconografico del realismo sociale veniva considerato appropriato alle arti decorative. È tuttavia a quel periodo che risale lo sviluppo dell’arte vetraria in Estonia e il consolidamento di una base tecnica sulla quale il paese, dopo la caduta della cortina di ferro, ha potuto poi costruire. Detto questo, i contatti dell’Estonia, come pure quelli degli altri paesi dell’Europa orientale, con il resto del mondo sono stati estremamente difficili e a causa del prolungato isolamento gli artisti estoni hanno dovuto contare esclusivamente sulla propria intraprendenza e autosufficienza. La carenza di materiali e l’assenza di esperienza tecnica hanno costituito, e in parte costituiscono ancora, una grossa limitazione, nonostante la quale, tuttavia, a partire dagli anni 80, è venuta instaurandosi una significativa tradizione vetraria nel campo della scultura. Grazie all’odierno flusso di informazioni ci sono buone possibilità che la produzione di vetro estone possa finalmente emergere. Oggi l’Estonia conta un discreto numero di piccoli laboratori di vetro artistico per cui non è fuori luogo parlare di un orientamento artistico specifico del vetro che si esprime con un linguaggio sempre più ricco e diversificato e che vede gli artisti impegnati nelle vetrate artistiche e nel design funzionale, nonché nella più consolidata tradizione scultorea che ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi due decenni. La Lettonia ha visto l’emergere di un crescente interesse nei confronti del vetro artistico anche qui principalmente rivolto all’esplorazione delle sue potenzialità scultoree, in particolare a quelle del vetro a caldo, anche se vi sono alcuni giovani artisti, fra i quali Marta Gibiete, che hanno dimostrato una propensione per l’uso di tecniche miste. È significativo che la Lettonia abbia ospitato numerose mostre, conferenze e simposi sul tema del vetro che hanno visto la partecipazione di artisti di spicco nel panorama internazionale del vetro. Proprio Marta Gibiete è stata insignita del Premio Ebeltoft nel Concorso “Young Glass” di Ebeltoft (Danimarca) del 1997. Negli ultimi anni, numerosi rappresentanti della generazione più giovane di artisti interessati al vetro hanno avuto l’opportunità di viaggiare all’estero e quindi di introdurre e mettere a frutto nel loro paese l’esperienza maturata con nuove tecniche vetrarie come il “pâte de verre” e altre tecniche di lavoro a stampo. Artisti come Vineta Groza (che ha studiato a Praga), Zaiga Baiza (nel campo del vetro a stampo) e Jris Durnovskis (nel campo del vetro soffiato) meritano sicuramente l’attenzione di un pubblico più vasto. Anche la Lituania conta una lunga tradizione nel vetro anche se, come avvenne in molti dei paesi confinanti, l’industria vetraria fu costretta ad un arresto quasi completo in epoca comunista. Grazie alla riacquisita libertà politica, tuttavia, la tradizione vetraria lettone, specialmente per quanto riguarda l’uso delle vetrate artistiche negli arredi pubblici e nelle chiese, sta riacquistando vigore. Una certa vivacità creativa caratterizza anche il campo del design di lampadari e del design da tavola. Non bisogna dimenticare che l’industria del vetro bene o male continuò ad essere operativa in Lituania, Lettonia Estonia, Bielorussia e Ucraina anche durante i periodi più difficili, garantendo una formazione scolastica minima e la presenza, isolata ma costante, di artisti attivi nel campo del vetro in ciascuno di questi paesi. Vi sono infatti, in tutta l’area dell’est Europa, esempi di singoli artisti che, avendo avviato un proprio laboratorio, sono riusciti a sopravvivere contro ogni previsione e i cui lavori di tanto in tanto fanno la loro comparsa in mostre e convegni internazionali, come quelli tenutisi per esempio nella Repubblica Ceca a Novy Bor e in altre località accessibili ai cittadini dell’Europa orientale. Negli anni 80 e 90 si registra la presenza di alcuni artisti polacchi e rumeni sulla scena internazionale ma già nel 1979 figurano fra i partecipanti alla storica mostra “New Glass: A worldwide Survey” al Museo Corning artisti dalla Bulgaria, dalla Polonia, dalla Romania e dal’U.R.R.S. Di questo passo non ci vorrà molto prima che artisti provenienti da tutti questi paesi dell’Europa nord-orientale, molti dei quali vantano una lunga seppure assopita tradizione vetraria, comincino a lasciare il proprio segno sulla scena internazionale. C’è ancora molto da fare, ma non mancano le iniziative e l’entusiasmo. (c)Dan Klein - Londra, ottobre 2002 |
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