di Attilia Dorigato Nella seconda metà degli anni Ottanta emerge a Murano una esigenza particolarmente sentita da parte dei maestri più dotati: quella di non essere più meri esecutori di opere di serie ma creatori, oltre che esecutori, di pezzi unici. Esemplificativo in tal senso è il percorso di Lino Tagliapietra, uno dei più sensibili interpreti, oggi, delle infinite possibilità espressive del vetro soffiato e lavorato a mano volante. Risalgono al 1984 dei soffiati pesanti, eseguiti presso la Effetre International, al di fuori, comunque, della produzione di serie della ditta, nei quali Tagliapietra dà prova della sua consumata abilità in tessuti complessi, formati da filigrane diverse, di sapore eminentemente grafico. I successivi contatti con artisti del vetro del calibro di Andries Dirk Copier e le esperienze con altri artisti d’oltre oceano, quali Dale Chihuly e Dan Daily hanno contribuito ad affinare il suo senso del design, liberandolo da quegli schematismi tradizionali che ancora tanta parte hanno nella normale attività delle fornaci. Le sue opere sono pezzi unici che trovano il loro circuito solo attraverso le gallerie del vetro contemporaneo e che sono, quindi, oggetto di collezionismo. Negli ultimi vent’anni il fenomeno del collezionismo ha, infatti, interessato in modo particolare i vetri prodotti a Murano, inizialmente quelli dei primi cinquant’anni del XX secolo, per estendersi poi alle opere dei decenni successivi, fino ai giorni nostri. D’altro conto in questi ultimi anni molti artisti hanno individuato proprio nel vetro il materiale più idoneo alle loro creazioni. Di essi, alcuni provvedono interamente o in parte all’esecuzione dell’opera, altri ne forniscono il disegno dettagliato e ne seguono da vicino le fasi della realizzazione cui provvede il maestro. Uno dei più assidui frequentatori di Murano in questi ultimi dieci anni è il giapponese Yoichi Ohira, artista di fama ormai internazionale, che dopo i suoi primi lavori in vetro soffiato, bottiglie, vasi e armoniosissimi calici, eseguiti nella fornace De Majo, ha scelto la via dell’indipendenza prediligendo la tecnica del vetro mosaico o murrino. Essa, infatti, gli consente di intervenire personalmente nella composizione di tessere e di canne vitree che saranno poi soffiate da un abilissimo maestro. Le annuali collezioni di Ohira, tutte di altissima qualità sono oggi contese da gallerie europee, statunitensi e giapponesi. Con rara sensibilità egli ha saputo abbinare a una tecnica prettamente muranese, arricchita peraltro da sue invenzioni, forme e colori di matrice orientale in una ineguagliabile armonia, sperimentando tutte le possibili applicazioni, sul vetro opaco, dei giochi di polveri di colori contrastanti e i fascinosi effetti, accentuati da una sapiente opera di molatura, che il contrasto tra opacità e trasparenza può dare. Maria Grazia Rosin, i cui esordi col vetro risalgono al 1992, con lavori ispirati alla pop Art esposti alla Galleria Bevilacqua La Masa, a Venezia, in occasione della mostra Sei Artisti del Vetro, ha rivelato, nelle sue opere successive, una forte e autonoma personalità, in cui sensibilità, ironia, contemplazione della natura si fondono insieme, dando vita ai lampadari in forma di bonari polipi tentacolari o ai più spregiudicati calici che assumono come parti costitutive elementi del corpo femminile e, non a caso, chiamati Les grandes Dames. Più recentemente, concedendo ampia libertà alla sua vena fantastica, l’artista ha esposto al Museo Correr a Venezia, la sua collezione di Venussiani, sorta di voraci e carnosi fiori che sembrano appartenere al mondo della fantascienza, giocati su perfette armonie e studiatissimi equilibri di colori e di pesi. Egualmente al 1992 data il primo approccio col vetro di Cristiano Bianchin, il quale, dopo esperienze diverse, che hanno avuto come oggetto delle sue sperimentazioni tecniche differenti applicate al vetro soffiato, ha indirizzato la sua attenzione, in questi ultimi anni, a forme primarie, per le quali si ispira alla natura, i Nidi e i Semi. Non di poco conto sono, in questo contesto, gli effetti della molatura, a fondo studiati dall’artista per il loro dialettico gioco di luci e di ombre, potenziato, a volte, dal reticolo di canapa che l’artista elabora con le sue mani. Al vetro mosaico si è dedicato, fin dall’inizio, Michele Burato, dapprima in modo del tutto artigianale, con un piccolo forno casalingo e quasi per gioco, in composizioni garbate di sicuro gusto cromatico, per approdare, poi, all’uso del vetro Bullsey, che, nella sua vasta gamma di colori e di sfumature, gli ha consentito la creazione di tessuti, talora di un geometrismo schematico, per opere realizzate in piastra, altre volte più liberamente strutturati in un assemblaggio che potrebbe apparire casuale, in soffiati dalle forme di rigorosa linearità. Anche Burato, come altri, oltre a idearle, partecipa in prima persona alla realizzazione delle proprie opere, componendone la trama a cui le abili mani del maestro daranno la forma voluta, sotto l’attenta osservazione del suo ideatore. Creatrice e esecutrice delle proprie opere è, invece, la francese, ma muranese per scelta, Isabelle Poilprez che, dopo esperienze nel settore della grafica e della ceramica in patria, ha deliberatamente eletto Murano a sede della sua attività. Unica figura femminile a esercitare un’attività tanto faticosa, per tradizione riservata agli uomini, La Poilprez si dedica personalmente alla realizzazione delle proprie opere. Sono creazioni fresche, talora soffuse di un velo di affettuosa ironia, per lo più ispirate alla natura, nelle quali leggeri fili metallici, gusci di molluschi, parti in ceramica, fiori secchi fanno armonicamente da complemento al vetro soffiato. Dopo una serie di sperimentazioni con le murrine e con le canne, condotte peraltro senza continuità nel passato, Massimo Nordico, da qualche anno, si dedica assiduamente al vetro, creando collezioni che, programmaticamente, sono rivolte allo studio di differenti materiali e di particolari tecniche, talora di grande difficoltà sul piano esecutivo, che spaziano dall’”avventurina” in tutte le sue varietà, al vetro murrino, a una sorta di vetro cammeo a due strati di colore contrastante. Le esperienze maturate col padre Ludovico nella conduzione della Venini e la successiva direzione artistica della Eos hanno fornito a Laura de Santillana una conoscenza tanto approfondita del vetro da indurla alla decisione di intraprendere una libera attività senza vincoli produttivi di sorta. L’artista, in un costante processo evolutivo, ha realizzato in quest’ultimo decennio personalissime opere in un dialogo serrato e dialettico con il vetro che, anziché forzare in forme costruite e complesse, asseconda esaltandone consapevolmente le potenzialità di trasparenza, di luce e di colore in tutte le possibili variabili. L’attività di tanti artisti che fanno capo alle fornaci dell’isola e il costante rinnovamento della produzione delle ditte rendono quanto mai interessante e vario il panorama muranese, tanto più che, accanto a queste giovani personalità, altre, che sono ormai da decenni delle presenze costanti, continuano in un intenso lavoro creativo, vuoi in funzione delle collezioni, vuoi a titolo personale, con opere eseguite in un unico esemplare. Proverbiale, in tal senso, è il costante impegno di Toni Zuccheri, ideatore di bellissimi vetri per la Seguso Viro, ma contemporaneamente artista che non rinuncia alla propria necessità di indipendenza creativa. È da sempre la natura, che egli osserva con affettuosa attenzione, la fonte ispiratrice dei suoi lavori che ne ripropongono, con profondo senso poetico, elementi animali e vegetali, nei quali il vetro soffiato si inserisce in costruzioni scultoree multimateriche, dove giocano un ruolo di pari rilievo il bronzo, il rame, il ferro, l’ottone. Il mondo muranese del vetro è comunque connotato dalla presenza di personalità artistiche che, anche se non continuativamente, con i loro interventi, continuano a segnare tappe ben precise nell’evoluzione di questo artigianato di alto livello. L’ultimo decennio è stato testimone dell’impegno di numerosi artisti e, accanto ad essi, di tanti titolari di fornaci, attive in una ormai più che millenaria attività, per il futuro della quale è di buon auspicio soprattutto l’attenzione che a essa rivolgono i giovani vetrai di oggi. Attilia Dorigato |
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