di Cristian M. Giammarini È impossibile parlare di un "metodo NekroSius" perché semplicemente non esiste. Esiste un modo di lavorare secondo NekroSius che è quello della concretezza. Non ama le teorie, non è un pedagogo, ma un uomo pratico, semplicemente un regista che lavora con gli attori. Se gli si chiede quale sia il suo sistema, la sua metodologia, risponde: "Non lo so!", convinto che il processo creativo non abbia bisogno di metodi, né di scuole, e che solo attraverso il lavoro concreto si arrivi a dei buoni risultati. Il palcoscenico non è un santuario, un luogo sacro dove camminare a piedi scalzi, ma semplicemente un cantiere dove si lavora forte. Da qui la sua incessante domanda agli attori di proporgli ogni giorno sul palco versioni differenti delle scene prese in esame il giorno prima con lui, un carosello continuo di idee espresse o mostrate dagli attori a lui che con occhio attentissimo, esigente, guarda. Il consiglio più prezioso: siate semplici, sinceri in ciò che fate, e sorprendetemi; non smettete mai di far lavorare la vostra fantasia. L’esercizio della fantasia è necessario, indispensabile all’attore che lavora con NekroSius, tutto è possibile se c’è la fantasia, anche i miracoli. È così che bastano una vecchia padella e una ventina di secchi di latta colmi di acqua a creare la luna e il lago più belli che io abbia mai visto: attraverso la fantasia di NekroSius il sogno diventa realtà, e la realtà, poesia! È difficile davanti a tanta bellezza, a volte, non sentirsi inadeguati, e ci sono momenti in cui si vorrebbe andar via perché potrebbe essere più facile così, ma poi, si resta, ancora e più di prima a lasciarsi nutrire. Mai mettersi in discussione inutilmente, mai perdere la fiducia in noi stessi e mai permettere a qualcuno di minarla: l’attore per NekroSius deve essere estremamente sicuro di sé, combattivo, forte, né timido, né modesto, addirittura "offensivo" e disposto a rischiare sempre. Con ogni mezzo deve salvare, difendere, mostrare la luce della propria creatività ed illuminare il mondo. "A che altezza sta il vostro cielo?". Questo chiede NekroSius ai suoi attori, incitandoli ad un sondaggio continuo di se stessi, della propria anima, dei propri desideri, delle proprie capacità. Tendere verso l’alto il più possibile, senza mai stancarsi, cercare i venti caldi, come provetti uccelli, per permettere all’anima di volare verso le alte quote. Più grandi saranno i nostri desideri e più grande sarà il nostro risultato se riusciremo ad esaudirne anche solo una parte. È difficile parlare di un uomo così, perché sembra sempre che ciò che si dice non basti mai. È difficile attraverso le sole parole parlare di un artista che sostiene tutto ciò che dice e che fa con il cuore. Per NekroSius la cosa più importante e di cui più sente la nostalgia in teatro, sono i sentimenti, le emozioni, quelle antiche, arcaiche, che fanno parte dell’uomo da sempre ma che, negli ultimi tempi, sembrano essere state soppiantate dalla "testa", dal ragionamento. È un’illusione: non potremo mai fare a meno dei sentimenti in teatro così come nella vita, ci dice, e sorridendo aggiunge: "i sentimenti sono la sola cosa al mondo ad essere veramente preziosa senza costare niente". Non tanto attraverso lo scandaglio psicologico dei personaggi e dei loro cuori, NekroSius tenta di tirare fuori dagli attori i sentimenti, bensì costruendo con la sua folgorante fantasia visionaria delle situazioni quotidiane inaudite in cui piazza il gioco degli attori. Questi "semplici" marchingegni poetici diventano la vera scenografia dello spettacolo, avvolgono completamente gli attori, spogliandoli di ogni artificio e lasciandoli sulla scena esposti in piena luce, vivissimi, più che mai umani. È così che NekroSius, come un moderno taumaturgo, cura l’anima di chi lavora con lui, ricordando ad ogni essere umano il battito del suo cuore. |
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