Matrix
Prima rassegna centroeuropea di arte moltiplicata
Matrix, curiosamente, è parola inglese
legata al concetto di riproduzione
industriale: matrice, stampo che
riproduce la sua impronta. Tuttavia essa
è anche parola più antica, latina, che
definisce uno dei concetti più universali, e
quindi primordialmente biologici,
dell'uomo: quello della madre, dell'utero...
la questione è molto intrigante...
Una matrice lascia la sua stessa
impronta e questa diventa una nuova
"cosa" che è l'indizio dell'esistenza della
sua generatrice. Ma nella grafica
classica, conclusa la tiratura, la madre si
uccide (si biffa). Tuttavia nella reale
competizione tra gli oggetti un'opera
moltiplicata, vale meno che un'esemplare
unico.
Siamo sicuri però che sia ancora vero?
L'originalità è richiesta negli stessi termini
che nel recente passato? 0 meglio quale
concetto di originalità può darsi oggi,
quando la riproducibilità in genere, anche
chimica e biologica, e la virtualità
compongono il nostro mondo? Infine, uno
sguardo settoriale, un'incursione laterale
nell'arte moltiplicata, può dare delle
illuminazioni per un'interpretazione di
fenomeni più vasti e continentali oggi in
atto?
Per quali profonde ragioni epocali le
tendenze emergenti dell'arte sono tutte
accomunate da un'esigenza di
anonimicità dell'opera, che assume infatti
un aspetto industriale, un algore da
laboratorio, una presenza simile ad un
oggettivo documento di certificazione
dell'esistente - appena nato già un
reperto del presente - anche quando
chiami in causa la rappresentazione
fisica, corporea? Se è vero che questo
particolare aspetto dell'opera è ottenuto
in larga misura grazie all'impiego da
parte degli artisti di tecnologie concepite
e sperimentate da altri per funzionare in
un altro contesto, quello della grande
serie (dalla pervasione pubblicitaria, alla
sperimentazione fotografica,
all'elaborazione video elettronica), allora
indagare le radici della moltiplicazione in
arte (partendo dalla "grafica" classica e
aggiornando biennalmente l'impegno,
come è intenzione del Comitato Trieste
Contemporanea) forse può essere di
qualche utilità per capire lo sviluppo della
contaminazione dei confini tra la sfera
dell'arte e dell'extra-artistico, attestatasi
negli anni Sessanta con la
rappresentazione artistica della società di
massa, e la conseguente tenuta del
sistema artistico visuale grazie alla
incredibile "riconversione" in atto che
porta a leggere comunque questi
documenti moltiplicabili come opere
uniche testimoniali.
Ecco perché, in forma aperta di "appunti"
che possano dare delle suggestioni, esce
oggi questa mostra patrocinata
dall' lniziativa Centro Europea e coordinata
da un comitato internazionale che ha
selezionato 15 artisti di un'area
geografica che ha sempre privilegiato la
sperimentazione e la ricerca grafica e ha
sempre creduto nella ricchezza culturale
del confronto.
Una sorta di numero zero che delinea la
direzione del lavoro che si intende
svolgere nel corso dei due prossimi anni
e che speriamo possa essere aiutato con
idee e suggerimenti.
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